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Clik here to view.Quando esplose il fenomeno Larsson, di cui onestamente non ho mai osato affrontare i corposi volumi, conoscevo già un autore dello stesso nome, edito in Italia da Iperborea. Björn Larsson era autore di un libro di avventura con protagonista uno dei ceffi più rappresentativi della letteratura piratesca: Long John Silver. Dopo questo libro, che ho amato, in realtà non lessi più nulla di suo, fino a quest’anno, in cui mi sono trovato a visitare la Scozia e, allo stesso tempo, in possesso di un libro che con la Scozia aveva un legame particolare. E man mano che procedevo verso la fine mi sono reso conto che non ci sarebbe mai stato un momento migliore per leggerlo.
Sempre edito da Iperborea, Il cerchio celtico è ambientato perlopiù in Scozia, ma comincia in Danimarca, dove Ulf, svedese di origine ma da sempre amante del mare, vive nella sua barca a vela, il Rustica e da anni medita di salutare il lavoro e la vita “da cartellino” che conduce facendo il pendolare tra Danimarca e Svezia, per intraprendere un viaggio in solitaria verso le coste della Scozia, e di lì chissà fin dove. Succede però che la decisione arriva all’improvviso, quando irrompono nella sua vita MacDuff il “navigatore” (l’inseguitore) e il finlandese Pekka (l’inseguito), che lo coinvolgono in una faccenda fitta fitta di pericoli e segreti. Tra i due c’è una donna, Mary, che entrambi cercano di salvare ma… no, non vi voglio raccontare tutto. La vicenda porterà finalmente Ulf a salpare per la Scozia (in pieno inverno!) per arrivare alle verità che si celano dietro alle disavventure di questi oscuri personaggi. Lo accompagnerà l’amico Torben, bibliofilo fino al midollo e amante del vino, attraverso i frangenti del Mare del Nord.
Ora, il viaggio è suddiviso in tre tappe: dalla Danimarca alla Scozia, attraverso il sopra citato mare, che di inverno è tutt’altro che amichevole; attraverso il Canale di Caledonia, il cui punto più suggestivo è sicuramente Loch Ness; al di là del Canale nelle vicine Ebridi, in particolare le isolette intorno a Mull. Se avete mai fatto un tour della Scozia, anche quelli che rinunciano alle Highland, potreste aver visto alcune di queste zone e conosciuto i diversi “tipi” di scozzesi che vi abitano, le piacevoli vedute paesaggistiche e i sapori locali. Se avete vissuto per pochi giorni la Scozia, qui la ritroverete. E la Scozia è uno dei tre punti cardine del romanzo. Gli altri due sono i Celti e la vela. E di vela, mi spiace, ne so poco o niente, per cui temo di essermi perso un terzo della bellezza di questo libro. Dei Celti, invece, qualcosa sapevo e il resto, be’, è ben raccontato.
La Scozia è uno dei paesi in cui l’eredità celtica si fa ancora sentire. In tutta la regione delle Highlands e in molte isole occidentali, la seconda lingua è il gaelico (non identico a quello irlandese, ma simile), che sopravvive come il principale retaggio dell’antichità. La Scozia è anche una nazione che in un certo momento storico ha perso l’indipendenza, quando Carlo IV accettò la corona d’Inghilterra e unì i due regni, e da allora non è più stata indipendente. Abbiamo quindi un popolo la cui nazione è soggetta a un governo che da molti scozzesi è visto come straniero, la cui tradizione culturale può almeno in parte risalire ai Celti. Una storia simile a quella dell’Irlanda, che nel ‘900 però si è guadagnata l’indipendenza e non con un referendum, come di altre regioni d’Europa in cui le minoranze linguistiche e culturali sono meno irrequiete. Oltre alle correnti indipendentiste, più o meno bellicose, in queste regioni c’è stata, negli ultimi decenni, una rinascita del paganesimo (a cui talvolta ci si riferisce come neo-paganesimo) con tanto di ordini druidici e riti in corrispondenza di solstizi ed equinozi.
Larsson intesse quindi uno scenario molto suggestivo in cui una potente società segreta, che dà il nome al libro, opera di nascosto e in collaborazione con le frange più estremiste (come l’IRA) per il raggiungimento dell’indipendenza politica dei popoli celtici, in una ideale confederazione di liberi popoli. Inutile dire che MacDuff c’è dentro fino al collo e che i poveri Ulf e Torben dovranno vedersela con un pericolo reale, ma lo è anche il fascino di un complotto che ha un sapore millenario.
Larsson scrive quindi un thriller avventuroso (oppure un’avventura nautica a tinte thriller, come si preferisce) che avvince il lettore e lo traghetta nei lidi di cui ho cercato di lasciarvi un assaggio. Ma è anche una riflessione sull’uomo e sulla libertà, sul potere della tradizione orale rispetto alla scrittura e su quanto è bella la Scozia. Sì, quest’ultimo punto ce l’ho messo io, ma scommetto che Larsson approverebbe.
Una lettura quindi consigliatissima, magari proprio in estate, per sopravvivere durante le ore più calde.
L'articolo “Il cerchio celtico” di Björn Larsson sembra essere il primo su Il Pozzo e lo Straniero.